Adesivi
“C’hai gli adesivi?”
Chiedevamo ai negozianti del centro.
I commercianti, quelli più simpatici, qualcosa trovavano sempre. Poi c’erano quelli gnezzi che ti mandavano a quel paese e questa è storia.
Poi c’era qualcuno che chiedeva “C’hai degli spicci”, ma di questo parleremo un’altra volta.
Avere un congruo numero di adesivi era importante perché poi ci si tappezzavano diari, armadietti, scrivanie, biciclette e motorini.
Gli adesivi potevano essere usati quasi come moneta perché esistevano quelli rari e introvabili. Alcuni potevano valere molto più di una merendina da ricreazione.
Avere quegli adesivi significava aver varcato l’ingresso di una sala da ballo e quindi possederne uno equivaleva ad avere anche uno status di “colui che sa vivere”.
Gli adesivi non erano come le figurine.
Erano qualcosa in più.
Con le figurine ci giocavi, potevi vincerle o perderle, ma con gli adesivi era vero mercato.
Era come comprare azioni, ricevere dividendi: gli adesivi erano l’alta finanza di noi ragazzini.
Ancora oggi, lo confesso, quando mi ritrovo per le mani un adesivo, ci penso due volte prima di attaccarlo perché è sicuro che un adesivo non può andare sprecato.
Un adesivo non si butta mai!
Gli adesivi sono un po’ come un matrimonio: difficile staccarsene perché se appiccicati all’auto o ad un armadietto al lavoro, ti accompagneranno una vita. Vedere l’adesivo scelto ogni giorno, potrà cambiare una giornata da negativa a positiva o l’incontrario.
E poi ne esistevano alcuni che avevano un buon odore.
Ma si dice in giro che quelli che hanno annusato troppi adesivi, poi si siano ritrovati a chiedere “C’hai degli spicci?”, ma ripeto: questa è un’altra storia.
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