Davvero i sogni aiutano a vivere meglio?

Non sogno quasi mai, quelle volte che capita lo faccio intensamente e con particolari un po’ strani.

Credo sia colpa del mio “dna”: mio nonno materno sognava e rispondeva alle persone come fosse sveglio. Pensate che di lui si racconta che la famiglia lo aveva lasciato a vegliare alla reception dell’antichissimo hotel Byron a Ravenna e lui prese così seriamente il suo compito che si addormentò.

Al ritorno la tris nonna gli chiese se durante la sua assenza fossero arrivati nuovi ospiti e lui raccontò di tre eleganti signore a cui aveva assegnato delle specifiche stanze, ma alla domanda “descrivimi le tre signore” rispose che “erano tre eleganti signore con tre ricotte sulla testa”. Lui dormiva, sognava e rispondeva.

Io di solito dormo e sogno poco come dicevo, ma stanotte uno strano sogno ha invaso la mia testa.

Stavo partendo per una vacanza (non riesco a ricordare il luogo ma penso fosse una zona di mare) e avevo deciso di portarmi dietro lo scooter. 


Non di recarmi sul posto col suddetto motore, ma di portarlo con me, il che (già strano di per sé) aveva richiesto una certa organizzazione del tipo: trovare un carrello adatto al trasporto, assicurare lo scooter, richiedere alla motorizzazione i documenti per suddetto carrello. Mi domando perché, pure in sogno, ci si debba complicare la vita.

Altra cosa strana è che lo scooter che volevo portarmi dietro, non era quello che attualmente ho in mio possesso e non era nemmeno  la vecchia fedele vespa compagna di mille avventure, ma un vecchio Aprilia sr  www 50 blu, che ho avuto per un breve lasso di tempo.

Altra cosa strana è che partivo in vacanza in compagnia di un collega di lavoro.

E questo è strano assai, perché pur avendo colleghi simpatici e carini, non partirei mai per una vacanza con loro, ma questo è solo un dettaglio anche perché il collega è apparso, scomparso e riapparso dal sogno nel tempo di un “boh”.

Comunque: raggiunto il luogo della vacanza, sistemo lo scooter in camera (si è mai visto che uno dorma in una stanza d’albergo in compagnia di uno scooter?) ed inizio la vacanza. Nel sogno non mi è dato sapere il luogo e i tempi ho solo vaghi ricordi di mare, ma nulla più.

Poi il sogno si trasforma in un romanzo rosa degno di un racconto “harmony”. L’uomo (io nella fattispecie) con lo scooter, portato evidentemente anche in sala da pranzo, incontra a fine vacanza una ragazza bionda, assai magra, ma carina e sorridente che mi chiede che ci faccio lì e perché ho portato lo scooter con me.

La mia risposta non è chiara, ma suppongo lei capisca le mie motivazioni perché mi abbaglia con un sorriso. 

Dimentico lo scooter e continuo a parlare con la ragazza in questione per ore.

Ore che giungono a quell’improvviso silenzio che  con uno sguardo languido preannuncia un bacio. I volti si avvicinano arrivando al contatto con quel romantico “sfiorar di labbra” che farebbe sobbalzare qualsiasi cuore.

Giusto in quel momento riappare il collega, interrompendo la magia e ricordandomi con impeto che dobbiamo partire per tornare a casa, solleva letteralmente me e lo scooter e mi porta via. 

Combatto per divincolarmi e ci riesco, torno nella sala da pranzo, ma della ragazza non c’è più traccia. 

Sento solo la voce del collega che mi dice “stai sereno e muoviti che siamo in ritardo”.

Al risveglio, quello vero, ho la certezza che non rivedrò mai quella ragazza, che non andrò mai in vacanza con un collega e che dovessi partire, noleggerò lo scooter perché è un po’ troppo scomodo portarselo in camera.

Un’ultima cosa: a corredo di questo racconto non inserirò una mia foto, ma la foto dello scooter che mi accompagnava in sogno, non si sa mai: un tipo che si porta uno scooter in camera e in sala da pranzo non passa certo inosservato e, nel caso la bionda dovesse riconoscersi nel sogno e volesse riprendere laddove lo sfiorar di labbra si è interrotto, sappia che ero io quello dello scooter blu, che ora ne ho uno bianco che staziona in garage e non in camera da letto.

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