Io e le figure di m...

La neve era caduta così abbondante che anche la pista dei pini era affrontabile con gli sci.

Non sono mai stato un bravo sciatore, avevo imparato sì, ma come sempre la mia attenzione era dedita più a ciò che accadeva attorno a me che alla tecnica.

A sciare bene ci pensava mia sorella, io mi limitavo a seguirla e a osservare il panorama.

C’erano monti, abeti e pini, il cielo blu tipico di Asiago, c’era la baita dove ci si fermava a mangiare panini con prosciutto e formaggio di zona e spesso c’era anche Celentano, il molleggiato, a rilassarsi in quel di Valbella.

C’era Onorio, mio maestro di sci, che controllava che non facessi troppo il coglione sulle piste e, se lo facevo, una “srachettata” sull’interno delle ginocchia mi riportava subito in riga: “piega i ginocchi! Guarda avanti e scendi bene!” 

Le lezioni di sci me le dava anche fuori dagli orari perché un maestro è un maestro sempre, ma torniamo ai panorami.

La risalita era per veri duri, avevamo lo ski-lift non le comode seggiovie e la preparazione fisica era importante perché le gambe dovevano sopportare il doppio della fatica, ma per noi era tutto estremamente facile.

Il piacere di essere a Valbella significava essere a casa.

Fino a quando vidi lei.

Per un attimo rimasi illuminato da quel corpo fasciato in una attillatissima tuta rosa e scendeva muovendosi in maniera così sinuosa e sensuale da cancellare la bellezza del cielo blu, degli alberi e dei monti circostanti che rendevano l’altipiano così bello.

Tutto bianco e la tuta rosa che curvava abilmente sulla pista.

Fu così che non vidi una cunetta e rovinai sulla neve a gran velocità.

Nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo.

Provai a capire se avevo dolore da qualche parte, mi toccai il corpo, il naso, controllai che gli occhiali da sole fossero ancora interi e poi alzai lo sguardo. La tuta rosa era lì.

Mi guardava severamente con in mano uno dei miei sci.

“Bel volo: complimenti!”

Commentò piantando nella neve lo sci, poi si allontanò ridendo con gli amici della mia inettitudine.

Io diventai così rosso da sciogliere gran parte della neve attorno a me.

Sceso a valle, tutti i maestri mi guardavano scuotendo la testa.

Fu una delle figure di merda più toste di tutta la mia vita… sempre se non vogliamo mettere in conto il fatto di essere atterrato su una delle figlie del “molleggiato”, ma questa è un altra storia…


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