Registratori magnetici e viaggi nel tempo

Quanto sarebbe bello poter riavvolgere il nastro come si faceva una volta con quelli magnetici.

Quando volevi riascoltare una canzone: era facile, bastava premere il tasto “rewind” e il gioco era fatto. Bastavano pochi secondi per poter “tornare indietro”.

Non come oggi che il “rewind” è preciso, immediato, così maledettamente digitale da rasentare la perfezione.

Allora, dovevi calcolare la velocità del brano, e per i più fortunati, guardare i “counter”del registratore e attendere che il meccanismo decidesse se riprendere esattamente la canzone dal principio o farti ascoltare magari il finale di un’altra perché c’era un margine di errore.

Nei film e telefilm ci è stato insegnato che, quel margine di errore, nel viaggiare del tempo, potrebbe essere causa di enormi sconvolgimenti, eppure: l’idea di poter tornare indietro e poter modificare qualcosa è estremamente affascinante tanto che ancora oggi, nella letteratura e nelle fiction, è una delle idee che tira di più.

Il punto è che ci sono volte o momenti, in cui si vorrebbe davvero poter tornare indietro e modificare attimi, momenti, scelte più o meno difficili e magari raddrizzare un presente non così entusiasmante.

Certo, si potrebbe allora pensare di guardare piuttosto al futuro, ma il futuro a volte è troppo incasinato, spesso foriero di cattive notizie che, di certo, non vorrei conoscere in anticipo anche perché poi, cambiare in positivo il futuro, vorrebbe dire tornare indietro troppe volte nel tempo e modificare le cose continuamente.

Insomma un lavoro a tempo pieno che, più che altro, incasina le cose.

Aver vissuto, significa anche vivere o dover convivere con scelte sbagliate, con rimorsi che però è bene lasciare là… appunto nel passato.

Nel passato che è quel passato dove criticavamo la “musica di merda” e che oggi abbiamo rivalutato alla grande perché, la “musica di merda”, è roba del presente e dei giovani che giustamente vivono il loro momento… spaccandovi i timpani con trap, rap e reaghettoni che magari, tra dieci anni, rivaluteremo o rimpiangeremo (oddio rimpiangere la musica di oggi magari mi pare difficile e complicato).

Resta il fatto che qualcosa in questo presente (e non parlo solo a livello musicale, ma immagino si sia capito), veste stretto e va cambiato, per questo a volte sento il fascino del “rewind”.

La cosa bella dei nastri magnetici, che contenevano le canzoni che amavamo, è che quando non ci piacevano più li riavvolgevi e ci incidevi sopra nuove canzoni, nuovi momenti, nuove speranze cosa che, per carità: fa anche il “digitale”, ma con troppa perfezione e tanto già lo sapete… nessuno è perfetto, tanto meno io. 

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