“VOI CHI?” Romanzo a puntate (CHE SAREBBE MEGLIO FINIRE QUI... Terza Puntata)

Fiori: che bella invenzione, pensò Philippo, il fatto che il creatore avesse creato

così tanta bellezza distrasse il conte che pestò un escremento di cavallo.

“Maledizione! Ma che non ci sia modo di raccogliere dalla strada queste orride

torte rovina stivali”


Cercò un lustrascarpe, ma pareva fossero tutti impegnati. Addirittura un

ragazzo con le mani sporche di lucido, fu così ardimentoso da chiedere se il

buon conte avesse preso appuntamento.

“Un appuntamento per lustrare le scarpe, ma certo! E poi perché no: un

appuntamento per farsi la barba, uno per andare dal medico, ma che razza di

mondo era diventato. Che tempi immondi sarebbero stati quelli del futuro.

Suvvia ragazzo, lustrami la scarpa, pigliati Il contante e poi vai laddove sai di

dover andare e cioè al diavolo.”


“Niente appuntamento niente lustrata, mi spiace sono le regole” asserì convinto

il lustrascarpe.

“Ma come diamine faccio, madama Gilberta attende al giardino e mica posso

presentarmi con uno stivale lurido, cerca di comprendere ragazzo...”

“Mi spiace signor conte, ma se dovessi fare un'eccezione per lei, sa quanti

stivali extra dovrei poi pulire in una giornata? Le chiedo venia, ma la regola

vale per tutti: signori e pezzenti. O appuntamento o ciccia!”

“E allora ciccia sia! Mi arrangerò!” Così esclamò il blasonato signorotto

lordato dall’ escremento equino. Il ragazzo con le mani lorde di lucido si

sedette sul suo scatolone di legno e si mise ad osservare il titolato che cercava,

strisciando lo stivale sul marciapiede, di pulirne le lordature senza successo

alcuno, ma il ragazzo non si fece certo commuovere dalla scena, anzi: pareva

ridacchiare tra sé e sé. Ed iniziò a ridere a squarciagola quando il titolato

cominciò a pulire lo stivale dapprima con le mani (era uscito di fretta e non

aveva seco nemmeno un fazzoletto) e poi con la confezione di fiori.


Alla fine, lo stivale non era perfetto, ma passabile mentre mani e fiori, lo

confidiamo ai nostri lettori, non sembravano godere di altrettanta “salute”.

Per le mani, pensò il conte Philippo, sarebbe bastata una fontana, per i fiori si

sarebbe arrangiato sistemando al meglio la composizione ormai rovinata.

Spostò dunque una rosa, girò alla meglio un po’ di verde, una margherita venne

posta al centro del mazzo in modo da nascondere le ampie macchie color

“marron” che apparivano nei petali. Philippo si sentì pronto. Si sciacquò le

mani alla fontana della piazza, chiamo una carrozza e diede al cocchiere

l’indirizzo di madame Gilberta chiedendo di far correre i cavalli visto che

ormai era in ritardo di mezz’ora.

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