“VOI CHI?” Romanzo che potrebbe essere a puntate… vostro malgrado

Capitolo secondo.

Al conte Philippo questa storia del voi non andava giù, ma per amore di Madama Gilberta Degli Scassi, baronessa di Scaramella, doveva sopportare. 

“Per amore”, si disse, “un voi vale poco”

Si pensi che quelli erano tempi in cui il rispetto era ancora considerato un valore e se la modernità a cui Philippo agognava, veniva considerata stravagante, allora “pace” si sarebbe adattato.

Solo poche ore prima, la sua ironica battuta, aveva offeso Madama Gilberta che lo aveva scacciato dalla abbazia in malo modo.

Certo, aveva inviato subito un telegramma di scuse e decise che per farsi perdonare, avrebbe arrischiato financo un invito ad un picnic o, ancora meglio, ad una gita in quella città romantica piena di canali e piccole imbarcazioni così nota per le anguille: Comacchio. 

Per evitare polvere e chissà quali disagi dovuti ad una gita in carrozza, avrebbero potuto magari viaggiare in treno. Si sarebbero fermati a Codigoro e da lì, avrebbero comodamente raggiunto, grazie ad una carrozza, quella amena cittadina.

Madame Gilberta avrebbe sicuramente apprezzato una gita al ponte dei trepponti.

Fu così che Philippo, inviò un nuovo telegramma chiedendo nuovamente udienza (e perdono) a si bella baronessa.



Era da poco passato il mezzogiorno quando arrivò il telegramma che invitava il conte Philippo per il the delle cinque.

Lui avrebbe preferito un caffè od una di quelle moderne bevande atte a stimolare l’appetito, ma anche un the in fondo era pur sempre un piacere ed era da condiderarsi un gesto distensivo e di pace da parte di Madama Gilberta. 

“Le porterò dei fiori” pensò Philippo “magari li gradirà: i fiori parlano sempre degli affetti”.

Certo bisognava soprattutto far parlare i fiori e dunque la scelta andava ben valutata, ad esempio non avrebbe potuto portarle dei crisantemi perché faceva molto “vamorìammazzata”, così come non avrebbe potuto portare fuori di tiglio che avrebbero significato “amore coniugale” e prima di arrivare al matrimonio ci sarebbe voluto un lungo fidanzamento. 

Sarebbe stato opportuno un bel mazzo di fiori di acacia che dignificavano “amore segreto”, ma trovarli sarebbe stata un impresa non facile, oppure un ananas che significa “perfezione” e che se mangiato brucia pure i grassi, ma era un pericolo. 

Troppa audacia: madame avrebbe potuto dire “Dunque mi trovate grassa” e cercare di spiegare il significato di un mazzo di ananas sarebbe stato troppo complesso. 

Margherite (pazienza) e rose di giusto colore, forse, avrebbero maggiormente colpito, oltre ad essere molto più semplici da reperire dai fiorai di quartiere.

Dunque il dado era tratto (perché poi dire così, visto che lui non era giocatore di dadi era un mistero) “margherite e rose siano!”

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