Il girone dei golosi

Io sono goloso.

Dante nella sua commedia avrebbe saputo inserirmi perfettamente come “capo assoluto del girone dei golosi”.

Golosi i si nasce, ma si diventa anche e io ho avuto una iniziazione vera e propria alle “loverie” (in romagnolo, la parola “lovo” significa appunto ingordo, goloso).

Il mio primo ricordo non riguarda una merendina (ai miei tempi le merendine erano roba rara), ma un pezzo di pane con burro spalmato e zucchero.

Roba che oggi un nutrizionista, vede quella fetta imburrata e si suicida.

Carboidrati, conditi con puro colesterolo di mucca e zuccheri così raffinati che le barbabietole da rosse diventavano bianche.

Eppure allora si diceva con sicurezza che il burro avrebbe permesso alle placche del sangue di scivolare meglio e di essere eliminate. 

Potremmo dire che la mia generazione ha fatto da cavia per la scienza, difatti oggi tutti i miei coetanei prendono statine per tenere basso il colesterolo.

Il problema di allora era che, per tenere buono un bambino, la cosa migliore era nutrirlo ed ogni ora era buona per fare merenda perché noi bambini, buoni non eravamo mai: sempre pronti a fare qualsivoglia marachella. E così, apparivano sul tavolo marmellate, cioccolato, dolci al formaggio, creme di ogni genere e poi c’era  il fascino di quel mestolo di legno che ricolmo di dolcissimi ingredienti avanzati, finiva nella mia bocca al termine della preparazione della “merenda di turno” con la raccomandazione della nonna di “non mangiare troppo impasto che poi se no mi rovinavo la cena”.

Ce n’era per tutti i gusti: dei dolci abbiamo parlato, ma del salato? Piadone (perché erano il doppio delle piadine attuali) con dentro ogni genere di affettato, pane unto (perché un pane deve, per prendere vita, essere unto in qualche modo) con olio e sale e aglio, panini con burro e pasta d’acciughe, pizza fritta, cassoni agli spinaci fritti e poi i sugali (sughi di mosto d’uva)…

Poi ci si domanda perché la mia generazione (a parte poche eccezioni) sia tutta sovrappeso. 

E certo che noi bambini stavamo buoni: con tutto quel mangiare chi aveva più voglia di muoversi e giocare e così si dormiva sui libri di scuola… in attesa dell’antipasto che doveva stuzzicare l’appetito e se non cenavi: “covavi” qualcosa forse era il caso di aggiungere un brodino caldo e di non mandarmi a scuola il giorno dopo.

E mi hanno sempre fatto credere di essere un bimbo inappetente…

Comunque questa sera, sono stato premiato dai miei vicini, con una fetta di ciambella variegata al cacao: un bel fettone che mi garantirà una giusta e bilanciata merenda domani mattina.

Ma dopo tutto questo parlare, permettetemi una considerazione: una madre che propone ai figli non merendine industriali, ma crêpes, dolci e torte fatti in casa con pazienza e amore, mi fa sperare che per il futuro ci sia ancora speranza…

Speranza di assaggiare altre pietanze preparate da quelle magiche manine… giuro che sarò buonissimo 

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